Report Festival della Letteratura “In viaggio con Anna e Armando“
Classi Quinte scuole Primarie
Anno Scolastico 2021/2022
INDICE
GIORNATA | SCRITTORE/I | TAPPE |
14/09/2021 | Sonia Corvaglia | Prima tappa: mondo-universo, andata e ritorno! |
24/09/2021 | Stefano Garzaro | Seconda tappa: dalle Langhe… a Torino (passando per Meda) |
04/10/2021 | Paola Luciani e Igor De Amicis | Terza tappa: Marcinelle, Belgio… Puglia |
21/10/2021 | Daniele Nicastro | Quarta tappa: Firenze-Parigi-Oggi-Domani |
25/10/2021 | Christian Antonini | Quinta tappa: Bordeaux-Lisbona… Meda |
04/11/2021 | Christian Antonini | Quinta tappa: la democrazia? (anche) un gioco… per ragazzi! |
27/10/2021 | Stefano Garzaro | Sesta tappa: in trincea… con (la) Diaz |
03/12/2021 | Christian Antonini | Settima tappa: al di là degli oceani |
20/12/2021 | Manlio Castagna | Ottava tappa: NAPOLI-POTENZA, 8017 |
27/01/2022 | Elisa Puricelli Guerra | Nona tappa: Memoria |
14/02/2022 | Elisa Puricelli Guerra | Decima tappa: CUORI (NON SOLO) DI CARTA… |
Cara Anna, caro Armando,
lo ammetto, sono qui a scrivervi con una certa emozione… Un’emozione che nasce da un insieme di cose, di impressioni e di sensazioni e, credetemi, non saprei proprio da dove cominciare.
Forse perché ogni partenza fa sempre un po’ paura; eppure, tutti gli inizi della nostra vita sono un’avventura, una scoperta… un viaggio.
Le vostre vite sono state piene di imprese, di peripezie, di esperienze talmente importanti che oggi la mia scuola porta – l’avreste mai detto? – i vostri nomi.
Un colpo da veri influencer! 😊
E voi? Avete mai avuto paura? Avete pensato, anche solo per un momento, di interrompere il vostro viaggio, di dare un taglio alle vostre avventure?
Per trovare una risposta a queste domande, ho chiesto ad alcuni amici di raccontarmi un po’ di voi. Sapete che cosa si sono inventati? Un FESTIVAL! Avete capito bene… si intitolerà In viaggio con Anna e Armando.
“Perché un Festival?”, mi chiederete. Beh, perché abbiamo un gran desiderio: che tutti, ma proprio tutti gli studenti, i genitori, gli insegnanti dell’”Anna Frank” e dell’”IC Armando Diaz” – sentite come suonano bene? – conoscano la vostra storia (che è la nostra), i vostri sogni (che sono i nostri), le vostre avventure (che, chissà, saranno le nostre).
Pensate… ci sono scrittori, illustratori, artisti, pittori, poeti, insegnanti che muoiono dalla voglia di raccontarci storie, vite, scoperte e desideri che, dalle pagine di un libro o dalla linea di un disegno, prenderanno vita e forma… la forma dei vostri e dei nostri giorni.
E così, anche grazie all’agenzia “Book on a Tree”, ci arrampicheremo sui rami della Storia e della fantasia: potremo ascoltare, leggere, osservare, ideare, scrivere, disegnare, sperimentare in prima persona. Come? Tramite incontri, letture e laboratori (dal mese di settembre 2021 al mese di febbraio 2022) e ben due concorsi (uno artistico e uno letterario), a cui tutti – dalla scuola dell’infanzia alle prime classi della scuola primaria, alle terze della secondaria – saremo chiamati a partecipare.
La nostra prima tappa saranno le parole e le storie di Sonia Elisabetta Corvaglia, scrittrice e madrina del nostro festival, martedì 14 settembre…
…e che dunque il viaggio abbia inizio!
Martedì 14 settembre 2021
Che questo viaggio meraviglioso abbia inizio! Navigate nel mare di storie, siate felici e divertitevi tanto.
Vi porto nel cuore,
Sonia Corvaglia, madrina del Festival.
…e finalmente il viaggio è iniziato.
PRIMA TAPPA: MONDO-UNIVERSO, ANDATA E RITORNO!
Oggi, 14 settembre 2021, il capitano Sonia Corvaglia ci ha portato:
- tra l’antica Grecia e le Colonne d’Ercole, sul mare insieme a Ulisse e ai suoi compagni, in mezzo a pericolosissime Sirene, mostri feroci, maghe innamorate ed eroi un po’ folli;
- in giro per il mondo in aereo, in bicicletta e persino in mongolfiera;
- in Cina con Marco Polo, in America Latina con Ernesto e Alberto in sella alla loro motocicletta, su isole sperdute con Darwin e le sue ricerche;
- nello spazio insieme a Jurij, il primo uomo a orbitare nel grande mistero sopra le nostre teste;
- nel regno di Fantàsia insieme a Bastian e ai suoi strani amici;
- in un laboratorio dotato di grandi aggeggi e tavoli colorati dove potremo stampare oggetti.
Ma cosa ha a che fare Ulisse con Gagarin, con Marco Polo, con Charles Darwin, con Jules Verne e il suo giro del mondo in mongolfiera? Cosa hanno in comune Odisseo e quella donna dal nome strano che ha girato il mondo in bici? Che cosa potremo mai portare in un laboratorio come quello?
In poche parole, che cosa abbiamo noi in comune con Ulisse e tutti gli altri?
Una valigia vuota di pesi e zavorre ma piena di:
- avventura;
- pazienza;
- (un pizzico di) paura;
- emozioni;
- coraggio;
- curiosità.
Il capitano Sonia ha trascritto queste (e altre) nostre parole sul diario di bordo… il taccuino di viaggio che fedelmente ci accompagnerà e che riapriremo e riempiremo a ogni tappa.
E se ci perderemo? Se qualche ostacolo ci spaventerà o ci impedirà di proseguire? Se avremo dubbi, domande o, semplicemente, voglia di rivedere le tappe precedenti? Se ci frulleranno in testa nuove idee, suggerimenti, curiosità?
Zaino in spalla, valigia in mano e…
Ecco il nostro punto di ritrovo!
Prof. Innocenzo Falgarini
Documentazione:
Descrizione | Formato file Adobe | Presentazione Powerpoint |
Incontro scuola PRIMARIA | IncontroPrimaria.pdf | IncontroPrimaria.ppt |
Incontro scuola SECONDARIA | IncontroSecondaria.pdf | IncontroSecondaria.ppt |
Venerdì 24 settembre 2021
SECONDA TAPPA: DALLE LANGHE… A TORINO (PASSANDO PER MEDA)
C’è un brigante a Meda! Un brigante all’ICS “A.Diaz”!
È mascherato, ha uno strano cappello; osserva in silenzio, un po’ sospettoso, ma sorride… è Geppe!
Torino, settembre 1864
Una gran folla invade le piazze e le vie della città: urla, strepiti, persino qualche sparo.
Un solo grido: “No a Firenze capitale del Regno d’Italia!”.
Un ragazzo, un semplice contadino delle Langhe che avrebbe soltanto dovuto recarsi per la prima volta al grande mercato cittadino, si chiede smarrito: «Dove mi trovo? Chi è tutta questa gente? Che cosa vuole?».
Geppe non lo sa ancora, ma presto inizierà per lui una misteriosa ed emozionante avventura che lo porterà in mezzo a coetanei e adulti, i quali lo costringeranno aiuteranno a cambiare, a comprendere e scoprire tanti aspetti di sé e del mondo che lo circonda.
Meda, settembre 2021
Una marea di studenti invade i banchi, le aule, le LIM, afferra i microfoni per chiedere a gran voce: “Dove siamo? Dove andremo oggi? Vogliamo proseguire il nostro viaggio!”.
Uno scrittore – Stefano Garzaro… o è proprio Geppe? Forse il suo alter ego? – racconta le peripezie di un ragazzo del 1800 che, in realtà, potrebbe essere uno qualsiasi di quei ragazzi che sono lì ad ascoltare, a osservare incuriositi, a porre domande, a prendere qualche appunto di sfuggita, a scambiarsi sguardi d’intesa o occhiate interrogative.
Gli studenti forse ancora non lo sanno, ma il viaggio di Geppe il brigante è la loro stessa avventura: come lui, anche noi siamo creatori di storie e attori della Storia. Ecco perché – dice Stefano Garzaro – vale la pena di leggere e scrivere trame, intrecciare esperienze, costruire fatti veri e fantastici.
«Che cosa avrei fatto io se…» è la chiave di lettura che sblocca ogni storia.
È il punto di (non) arrivo del nostro viaggio di oggi, il punto di partenza per le altre tappe che ci attendono!
Lunedì 4 ottobre 2021
TERZA TAPPA: MARCINELLE, BELGIO… PUGLIA
Sono giorni di pioggia qui, a Meda.
Eppure non basterebbero milioni di gocce a spegnere il ricordo del fuoco che brucia sulla pelle di molti italiani.
8 agosto 1956.
Se chiedi a Google, la risposta è inequivocabile: «Disastro di Marcinelle».
Una miniera, 262 lavoratori. Incendio. Tragedia.
Nessun dubbio, nessuna esitazione.
Però…
…però per fortuna la Storia è fatta di storie e da esse impara, con esse si costruisce, grazie alle storie si sorregge e guarda avanti.
Ed ecco che un popolo di migranti – uomini, donne e bambini costretti a lasciare l’Italia per il Belgio in cerca di lavoro e fortuna – può trasformarsi in riscatto per un’intera nazione.
«Vietato l’ingresso ai cani e agli italiani»: così era scritto all’esterno dei locali belgi negli anni ʼ50. Quel giorno di agosto del 1956 stravolgerà invece il modo di guardare noi italiani in quella terra: sparirà ogni cartello, si infrangerà ogni pregiudizio.
Il viaggio di Fulvio e della sua banda, Les italiens, impegnati a fronteggiarsi con la squadra guidata dalla biondissima Paulette, è la dimostrazione di quanto facilmente il pre-giudizio possa crollare: come si può, infatti, giudicare qualcosa o qualcuno prima di conoscerlo?
«Come posso giudicare Imed prima di conoscerlo, prima di correre insieme a lui dietro un pallone da calcio?»: è la domanda che a un certo punto Paolo, abitante di un piccolo paesino in Puglia, deve essersi posto di fronte a Imed, suo coetaneo appena arrivato da un paese altrettanto sperduto dell’Africa.
C’è un filo rosso che lega queste due piccole storie – quella di Fulvio e degli italiani in Belgio e quella di Paolo, Imed e del loro “Fugees Football Club” – e c’è un altro filo, con molti più colori, che le intreccia alla Storia.
Paola Luciani e Igor De Amicis sono qui a ricordarcelo: sfogliamo quotidiani, studiamo fonti e documenti, guardiamo film e serie TV, ascoltiamo racconti, leggiamo libri, viaggiamo nella realtà, con la fantasia o con i (video) giochi… è proprio lì che si nascondono le storie.
Allora questi milioni di gocce sono forse speranza per il fuoco del nostro futuro…
Giovedì 21 ottobre 2021
QUARTA TAPPA: FIRENZE-PARIGI-OGGI-DOMANI
E se Michelangelo – il grande artista, colui che voleva diventare non uno scultore ma lo scultore – fosse stato anche uno dei più oscuri e temuti criminali di Firenze?
Se un giorno qualcuno, come se nulla fosse, staccasse dalle pareti del Louvre la Gioconda di Leonardo? Se la avvolgesse nella propria giacca e la portasse via, lasciando al suo posto nient’altro che un alone polveroso?
È così che, ancora una volta, strane e imprevedibili storie si intrufolano e si perdono nelle pieghe della Storia, così immobile, così solida… solo in apparenza!
Del resto, ogni storia racconta sempre un viaggio o uno scontro. Volgiamo indietro il nostro sguardo: cosa narra l’Odissea se non un insieme di avventure mozzafiato? E l’Iliade? Non parla forse di battaglie e di contrasti (sì, anche intimi e personali)?
La vita di Michelangelo, l’esistenza di Leonardo, quella di Caravaggio non sono forse state imprevedibili peripezie?
Anche scrivere è un viaggio senza fine!
La valigia di Daniele Nicastro ne è la prova:
Conosci il posto da cui partirai, sai già quale sarà la tua destinazione… ma non sempre conosci il tragitto; non sai chi incontrerai, in cosa ti imbatterai; non sai se la tratta sarà lunga o brevissima, se una strada sarà più sicura di un’altra; farai la scelta giusta? Oppure prenderai la decisione sbagliata?
Sembra di sentire le domande di Luca, tredici anni, che vorrebbe andare in vacanza con gli amici e invece… gli tocca un soggiorno in Sicilia, in un paese dimenticato da tutto e da tutti: lui, che non vede l’ora di diventare grande, dovrà scontrarsi con guai e nemici forse ancora troppo grandi per la sua età.
Come Floriana, che per uscire dal vortice in cui è caduta, dovrà intraprendere un cammino lungo tre mesi; solo così imparerà a dare un nome a ciò che la tormenta.
Allora fa paura diventare grandi?
Quali sensazioni, quali emozioni, che tipo di aspettative, di sogni, di speranze ci lascia il viaggio che dall’adolescenza ci porta all’età adulta?
Iniziamo a scrivere, anche con piccoli lampi di idee, la nostra piccola grande avventura…
Breve presentazione con lo scrittore Daniele Nicastro
Lunedì 25 ottobre 2021
QUINTA TAPPA: BORDEAUX-LISBONA… MEDA
Sei mai stato a Bordeaux?
Un posto, in quel pezzo di Francia che si affaccia sul grande oceano, l’Atlantico, un posto pieno di gente, di marinai, di avventure, di rischi… di storie.
Un caos, un crocevia di esistenze, un luogo di passaggio nel quale, tuttavia, la Storia ha deciso di fermarsi e di lasciare il segno.
Bordeaux è un porto: quante persone, navi, lacrime, quanti viaggiatori, addii ha visto, annusato e sentito negli anni? Quanti arrivi, quante partenze, quanti ritorni e non-ritorni ha dovuto sopportare? Quante promesse, quante speranze ha sussurrato? Quanti «Sì…» avrà ispirato?
Eppure Bordeaux ha conosciuto anche un «NO!», urlato forse a mezza voce, ma pur sempre fragoroso, decisivo, fatale…
Giugno 1940. Aristides de Sousa Mendes è il console portoghese della città francese; di là, nel resto d’Europa, infuria il mostro della Seconda guerra mondiale con tutti i suoi fantasmi.
Marian, invece, è un piccolo ribelle di tredici anni che corre e salta per i tetti, facendo favori e qualche lavoro improvvisato in giro; ama giocare a scacchi, soprattutto per strada e nei giardini della città.
Un giorno, di fronte ai suoi occhi, una banda di teppisti sbarra il passaggio a una ragazzina ebrea, Arielle, e a suo fratello, impedendo loro di continuare il cammino. La loro famiglia è in pericolo e i due devono raggiungere il consolato portoghese per chiedere un visto e poter finalmente lasciare la Francia.
È così che Marian e Aristides incrociano i loro destini e niente più sarà come prima.
Anche grazie al loro incontro – ci racconta Christian Antonini – il console portoghese riuscirà a dire quel «NO» che forse è contro la legge, ma sicuramente porterà alla salvezza 30.000 persone in pericolo.
Che cos’è giusto, dunque, cosa è “legge”?
Che cos’è la ribellione?
È sempre giusto applicare ciecamente ciò che “si deve fare”?
Vale la pena interrogarsi, riflettere, darsi le ragioni di una scelta (del suo peso, delle sue conseguenze)?
Mettiamoci in discussione e proviamo a costruire insieme… la DEMOCRAZIA!
Breve presentazione con lo scrittore Christian Antonini
Mercoledì 27 ottobre 2021
SESTA TAPPA: IN TRINCEA… CON (LA) DIAZ
…a proposito di “NO!”, c’è anche chi lo ha urlato a squarciagola.
L’ha gridato per dare voce a vittime innocenti, anziani, donne e bambini massacrati soltanto allo scopo di dimostrare quanto forte e potente possa essere l’arroganza, la prevaricazione, il terrore… la violenza.
Urla «No!» quel ragazzo che, all’alba del 13 agosto del 1944, inviato nel piccolo paesino di Sant’Anna di Stazzema come staffetta e testimone, vede con i propri occhi nient’altro che silenzio e inutile distruzione. Nessun dettaglio, da quel momento in poi, dovrà andar perso o essere falsato.
Urla «No!» Vittorio, detto Bumba, insieme ai due strani signori che trova rintanati nel proprio rifugio segreto, uno squallido magazzino nella città di Torino: due partigiani – così imparerà a chiamarli. Non conosce il significato di questa parola, ma capisce che quei due stanno dalla sua stessa parte: contro chi ha tolto a lui, ai suoi amici, a tutti, la libertà. Forse Bumba è ancora troppo piccolo per diventare un “partigiano”, ma avrà comunque una missione importante… terribile, ma decisiva.
Grida «Signorsì!», soffocando un silenzioso «No!», il soldato costretto da un comandante senza scrupoli e senza cuore a partecipare a una guerra forse inutile, sicuramente evitabile. Che cosa avrà provato quando il generale Cadorna gli ha ordinato di avanzare, avanzare, avanzare fino allo sfinimento, in una trincea sempre più insensata, sempre più vuota? Che cosa avrà sentito insieme ai suoi compagni quando a Caporetto – piccola e sperduta località di confine – ha visto marciare contro di sé l’esercito austro-tedesco, ben più potente e meglio equipaggiato?
Ma il «No» più grande, il «BASTA!» più determinante lo avrà senz’altro urlato a pieni polmoni il generale Armando Diaz quando, chiamato a sostituire Cadorna nel novembre del 1917, decide di dare ascolto, finalmente, alle paure più profonde dei propri soldati: è arrivato il momento di rispondere ai bisogni dei suoi uomini, di assecondare i loro desideri, le loro speranze!
La paura non si vince con la forza: la paura si supera con l’umanità, l’ascolto e il rispetto. Armando studia le soluzioni migliori per il proprio esercito, chiede aiuto, infonde coraggio e rincuora gli animi…
…Calmati, mio cuore, e…
…vincerai la tua battaglia!
Il viaggio prosegue con Stefano Garzaro: insieme a lui intrecciamo con un filo rosso le nostre piccole storie alla grande Storia, la quale non è poi così lontana da noi, dai luoghi, dalle aule che frequentiamo ogni giorno come fossero casa.
- Che cos’è per noi il coraggio?
- C’è qualcosa che sentiamo fortemente nostro, al punto da difenderlo – a volte tremanti, altre volte impazienti – nelle trincee di ogni giorno?
- Siamo mai stati “Armando” per qualcuno?
- Abbiamo mai incontrato un “Armando” tanto inaspettato quanto atteso?
Giovedì 4 novembre 2021
LA DEMOCRAZIA? (ANCHE) UN GIOCO… PER RAGAZZI!
…e DEMOCRAZIA fu!
E non è mica un… gioco da ragazzi.
Tuttavia, per i ragazzi e le ragazze del plesso “Anna Frank” di Meda è stato anche un gioco appassionante. Un gioco di ruolo, per la precisione.
Lo scrittore Christian Antonini, infatti, ha incontrato tutte le classi terze della scuola secondaria e le ha invitate a “sporcarsi le mani” con la costruzione (…o la distruzione) del processo democratico.
Perché?
Cosa c’è di meglio che provare in prima persona la bellezza, la complessità, i rischi racchiusi nelle democrazie e nelle dinamiche che portano alla loro formazione?
Perché un ragazzo o una ragazza non dovrebbero sentire il “peso” della propria essenzialità, della propria unicità all’interno di uno Stato?
Che cos’è la scuola se non un anticipo di società civile?
Pazienza se, per adesso, un “voto” sarà dato per “simpatia” piuttosto che per senso del dovere; poco importa se una decisione sarà presa con un occhio rivolto più alla ricchezza che al benessere dell’intera “nazione”… abbiamo tutto il tempo per capire il senso profondo di ciò che ci aspetta.
La parola ai protagonisti…
🎤 Che cosa hai provato mentre eri chiamato/a a far approvare le “tue leggi” al “tuo popolo”?
- 👦 «Ho avvertito un senso di responsabilità, una paura legata all’inesperienza e al timore di sbagliare.» (Alessio, “governatore” della classe 3A)
- 👧 «Mi sono sentita insicura. Inizialmente non avevo l’impressione che fosse in gioco un intero “Paese” da governare. Poi mi sono sentita al centro dell’attenzione e con addosso tanta responsabilità… avevo un ruolo importantissimo!» (Rebecca, “governatrice” della classe 3C)
- 🧒 «Ero interessato a vedere lo svolgimento del gioco e l’esito finale.» (Luca, “governatore” della classe 3D)
🎤 Come vi siete sentiti quando siete stati chiamati a “votare” o a “respingere” una serie di leggi per costruire il vostro “Stato”?
👩🏼🤝👨🏾 Classe 3A:
«A volte non ci siamo sentiti propriamente responsabili, perché era solo “un’alzata di mano”, quindi potevamo anche non esprimere alcun voto: nessuno ci avrebbe giudicato, era come se le nostre idee fossero invisibili…
Riconosciamo di aver votato talvolta con poca consapevolezza, soltanto perché era la “massa”, la maggioranza, a votare.
Tuttavia, a poco a poco abbiamo scoperto che è bello poter dire ciò che si pensa, anche se gli altri non la pensano allo stesso modo. Abbiamo sentito una grande responsabilità. È stato utile confrontarsi, ci siamo sentiti adulti.»
👩🏻🤝👨🏾 Classe 3C:
«Abbiamo provato un mix di sensazioni…
Ci siamo sentiti in difficoltà: non era per niente facile tenere allo stesso livello benessere, ricchezza e sicurezza del nostro “Stato”. Spesso non sapevamo quali decisioni prendere, quali scelte sarebbero state giuste e quali sbagliate: la posta in gioco era altissima e un solo voto in più o in meno avrebbe cambiato tutto.
(Se dobbiamo dire tutta la verità, a volte abbiamo anche votato per simpatia nei confronti di chi proponeva le “leggi”…)
Ci siamo sentiti adulti ma allo stesso tempo smarriti perché non avevamo mai “votato” prima d’ora… però questo gioco è stato una specie di “esercitazione” per il nostro futuro!
Abbiamo avvertito anche un grande “potere” nelle nostre mani perché da noi dipendevano conseguenze importanti. A volte abbiamo pensato di essere fondamentali, decisivi, come i piccoli pezzi di un grande puzzle.»
👩🏼🤝👨🏾 Classe 3D:
«Ci siamo sentiti molto coinvolti e interessati.»
👫🏻 Classe 3F:
«Ci siamo sentiti:
- importanti, perché tramite il voto esprimiamo il nostro parere su una legge che può cambiare lo Stato;
- potenti, perché coloro che anche in Italia possono votare a favore o contro una legge sono un numero ristretto rispetto alla popolazione; quindi è una grande responsabilità per loro (e per noi nel gioco di ruolo) essere i rappresentanti della popolazione votante.»
🎤 Ritieni il processo democratico un processo semplice e immediato o complesso e delicato? Perché?
👩🏼🤝👨🏾 Classe 3A:
«È un processo molto complicato, perché qualunque decisione – anche un solo voto – rischia di gravare su un’intera categoria, di avvantaggiare un gruppo sociale a danno di un altro. Richiede tempo e dedizione: per decidere cosa votare devi ragionare.
Forse può essere un processo semplice e immediato, ma solo per persone… perspicaci!
Insomma, creare una democrazia ci sembra proprio una battaglia difficile e senza sosta.»
👩🏻🤝👨🏾 Classe 3C:
«È difficilissimo creare un equilibrio: anche una sola decisione “giusta” o “sbagliata” può migliorare o peggiorare in un istante la vita di una comunità intera.
Se si guarda solo al valore della ricchezza e della sicurezza, tralasciando il benessere, si rischia di creare una dittatura.
Abbiamo toccato con mano quanto è facile trascurare o ignorare punti di vista fondamentali per il benessere di uno Stato.
Per votare, quindi, è necessario conoscere gli argomenti, le motivazioni delle proprie scelte. Votare è un atto di responsabilità!
Il rischio dittatura, a ben pensarci, non è poi così lontano…»
👩🏼🤝👨🏾 Classe 3D:
«La democrazia è un processo molto complesso e delicato!
Ogni scelta ha una determinata conseguenza, non sempre determinabile. Proporre e approvare leggi è un atto molto difficile perché si rischia sempre di scontentare una parte della popolazione.
Senza rendercene conto, ci siamo trovati in uno Stato simile alla… Corea del Nord!
Con un solo voto si può cambiare il destino di uno Stato.»
👩🏻🤝👨🏾 Classe 3F:
«Riteniamo che il processo democratico sia complesso e delicato perché nel momento in cui si devono proporre e poi votare delle leggi è necessario ragionare sulle conseguenze della legge proposta e del proprio voto. Le leggi, infatti, rischiano di scombussolare gli equilibri di uno Stato, di migliorare le condizioni di vita di una classe sociale, ma al tempo stesso di peggiorare quelle di un’altra. Quindi è fondamentale ponderare i pro e i contro di una proposta di legge e essere lungimiranti nel capire quali saranno le conseguenze di una legge non solo a breve, ma anche a lungo termine.»
Venerdì 3 dicembre 2021
SETTIMA TAPPA: AL DI LA’ DEGLI OCEANI
Carissimi Anna e Armando,
non ci sentiamo da un po’ di giorni, eh?
Eppure il nostro viaggio, come sapete, non è ancora terminato. Anzi, oggi siamo arrivati lontano, lontanissimo, in posti che qui, a Meda, forse non avremmo mai immaginato nemmeno con la fantasia.
E invece è (quasi) tutto reale!
Guardate un po’:
Isole Cocos o Isole Keeling. Così si chiama questo paradiso, perso nel bel mezzo dell’Oceano Indiano. Sembra un sogno, vero?
Eppure, pensate un po’, la Storia – la stessa Storia che ha coinvolto voi, quella che voi due avete toccato con mano e trasformato – è arrivata fino a qui.
La mattina del 9 novembre 1914, infatti, le isole divennero teatro di una delle prime battaglie navali della Grande Guerra.
Ecco l’Emden, il “Cigno d’Oriente”, mitico incrociatore tedesco che portò la guerra in quell’angolo di paradiso…
…ma che, grazie alla penna e alla fantasia dello scrittore Christian Antonini, diventa per Tristan l’occasione per una piccola-grande rivoluzione.
Dodici anni, studente presso una scuola esclusiva, Tristan è nientemeno che il principe delle Isole del Cocco. Con l’arrivo della guerra, si ritroverà a bordo dell’Emden, agli ordini del corsaro e gentiluomo Von Müller, nemico del suo piccolo regno. Il comandante decide di trasformare Tristan in un semplice mozzo e in una vedetta… proprio lui, destinato a essere re!
La piccola storia di Tristan dimostra che, nella grande cornice della Storia, tutto è possibile – persino rispettare i propri nemici – e che la vita da principe viziato forse non è poi così appassionante…
Dall’Oceano Indiano, con Christian Antonini poi ci siamo fiondati nel mezzo degli altri due oceani, il Pacifico e l’Atlantico.
Più che fiondati, siamo stati accompagnati nel nostro viaggio dallo scrittore…
…o dovremmo dire “spediti”?
Cosa?! Dite che è impossibile “spedire” qualcuno? Forse non avete mai visto questo:
Anno 1914. Proprio mentre l’Emden arriva alle Isole Keeling, Johanna, figlia di un ingegnere ferroviario a Città del Messico, deve raggiungere la madre in Texas. Per metterla al sicuro dai pericoli, il padre decide di… attaccarle addosso un bel francobollo e spedirla con un vagone postale!
Sarà un viaggio lungo, ma comunque ricco di incontri speciali… oltre che di imprevisti: a bordo del treno salgono alcuni guerriglieri capeggiati da un omone dai grandi baffi, Pancho Villa. Anche il Messico – come l’Oceano Indiano e il resto del mondo – è teatro di guerra, e Pancho è uno dei suoi protagonisti.
Johanna, dal canto suo, si ritroverà a vivere una rocambolesca avventura, che però diventerà per lei occasione di crescita.
Cari Anna e Armando, ancora una volta possiamo concludere, quindi, che tanto voi “pilastri” della Storia quanto noi, affamati di storie, siamo attori dello stesso, identico, infinito palcoscenico… il mondo!
Lunedì 20 dicembre 2021
OTTAVA TAPPA: NAPOLI-POTENZA, 8017
Finalmente le vacanze sono alle porte.
Un attimo… il nostro viaggio volge quindi al termine? Abbiamo già toccato tutte le tappe previste (e anche quelle impreviste)?!
Tutt’altro! Siamo nel bel mezzo del tragitto e tante avventure ancora ci aspettano.
E poi “vacanza” non fa rima con “scoperta”?
Come dite? Fa rima con “riposo”? Con “ozio”? Con “poltrona”?
Beh, sì, certo…
…ma chi ha detto che non si possa viaggiare seduti su una poltrona? Chi ha detto che il divano non possa diventare l’aeroporto, il porto, la stazione di partenza per una nuova avventura? E che il libro non possa essere… una valigia?
L’incontro di oggi con lo scrittore e regista Manlio Castagna ce lo ha dimostrato.
«Leggere fa vivere più di una vita. Leggere vuol dire stare seduto in un bar oppure volare su una mongolfiera. Leggere ci fa vivere distanti cinquecento anni nel passato come anche lanciati nel misterioso futuro». La fa facile, lui…
Eppure…
3 marzo 1944. Notte gelida. L’Italia, da nord a sud, è sconvolta dalla guerra, dalla povertà, dalla fame. La gente è costretta a spostarsi, a percorrere chilometri e chilometri per trovare da mangiare, anche solo per barattare del cibo.
L’unico mezzo di trasporto sicuro – o quasi – è il treno. Poco importa se è un treno merci. Tanto meno conta che non ci siano più posti a sedere e che i vagoni siano stracolmi.
8017: è il nome del convoglio che, partito da Napoli, in quella notte di gelo sta trasportando una folla di uomini, donne e bambini affamati a Potenza, in Basilicata. Tra loro, per esempio, c’è Giuseppina, abilissima nel nascondere cinquanta uova sotto la maglia o un intero agnello sotto la gonna. C’è Rocco, che vive di espedienti. C’è anche Brando, che ha dovuto farsi carico della famiglia troppo presto. Molti di questi passeggeri sono clandestini, gente in cerca di fortuna, salita a bordo di nascosto.
Nessuno sa che quel treno sta andando incontro a uno dei peggiori disastri ferroviari della storia italiana. Nessuno lo sa perché nessuno di loro riuscirà ad accorgersene: il monossido di carbonio intrappolato nella strettissima e lunghissima galleria “Delle Armi” non farà distinzione tra i passeggeri, né darà loro il tempo di rendersi conto di ciò che accadrà tra le ore 00:30 e le 00:50.
Ecco, probabilmente non è questo il viaggio che avremmo immaginato o desiderato di fare.
Tuttavia, ogni tanto la nostra valigia deve pur caricarsi di storie che, altrimenti, nessuno ricorderebbe più. E così la vita, le storie di Giuseppina, di Rocco, di Brando diventano un po’ le nostre vite, la nostra… Storia.
Forse la poltrona o il divano su cui ci siamo seduti non saranno sempre tanto comodi quanto avremmo creduto. In compenso, avremo vissuto qualcosa in più di una singola esistenza; avremo scoperto di cosa siamo fatti, avremo riconosciuto i luoghi, le persone, gli eventi da cui noi tutti proveniamo.
È per questo che “vacanza” può anche significare “scoperta”: una scoperta che può avvenire se, insieme alla fantasia e alla voglia di avventura, seguiamo le 6 regole di Stephen King:
1) leggere
2) leggere
3) leggere
4) leggere
5) leggere
6) leggere!
Giovedì 27 gennaio 2022
NONA TAPPA: MEMORIA
Una sola parola, che forse a volte abbiamo letto distrattamente, di passaggio, come quando si guarda, camminando, una vetrina.
27 gennaio, Giorno della Memoria.
Come evitare di farci scivolare addosso questa data?
Come far sì che non resti soltanto l’ennesima ricorrenza, una commemorazione in più da osservare?
Me ora. | |
Partiamo da oggi. | |
Partiamo da noi. |
Partiamo da Meda.
Per le strade della nostra città ci potrà capitare di “inciampare” in parole che – come tutte le parole davvero importanti – hanno preso la forma di pietre. Pietre d’inciampo. Pietre-parole che, qualora dovessimo distrarci, ci darebbero… memoria.
Andiamo indietro nel tempo, come ormai abbiamo imparato a fare. Arriviamo al 1960. New Orleans, Louisiana, Stati Uniti.
Ruby Bridges è una bambina di sei anni, troppo piccola per sapere che diventerà presto grande, una grande eroina.
Sì, perché – ci dice Elisa Puricelli Guerra – gli eroi non sono soltanto quelli vestiti con le tutine azzurre e rosse, capaci di volare e dotati di superpoteri (esistono poi davvero?): anche una bambina di sei anni può diventare un’eroina.
Negli anni ʼ60 del Novecento, Ruby inizia a frequentare la scuola bianca William Frantz Elementary: è l’epoca in cui i ragazzi bianchi e quelli neri devono andare in scuole diverse a causa delle leggi sulla segregazione razziale. La bambina è sola, scortata dai Marshals, gli uomini della polizia federale che la accompagnano ogni giorno fino alla porta della sua aula; Ruby non sa niente, pensa sia tutto un grande gioco di cui lei è, per puro caso, la protagonista… non sa di avere una grande colpa: il colore della pelle, diverso da quello di chi può frequentare – privilegio esclusivo – quella scuola. Ma soprattutto non sa che sarà proprio lei a cambiare la Storia, quantomeno a lasciarvi un grande segno: Ruby Bridges sarà la prima bambina afrodiscendente a “desegregare” la scuola elementare William Frantz, sfidando pregiudizi, proteste e persino minacce di morte.
Forse Ruby lo sa o forse no, ma in Germania, alcuni anni prima, ha avuto una sorella, altrettanto eroica einconsapevole: Anne Frank.
Anche lei, Anne, colpevole a sua insaputa; non per il colore della pelle, bensì per quella stella gialla che, a partire dal 6 settembre 1941, i tedeschi la costringono a portare cucita addosso, come un marchio di riconoscimento, un segnale di allarme. Anne non ha avuto nessuna scorta, al contrario ha dovuto trascorrere i suoi ultimi anni tra nascondigli e prigioni (strana parola per un’adolescente…), ma di sicuro ha avuto lo stesso entusiasmo, lo stesso cuore che scoppiava di felicità, di gioia, di attesa.
Ruby e Anne, lontanissime nel tempo e nello spazio, eppure così vicine nel desiderio di libertà e nella lotta al pregiudizio imposto da chi decide che una “categoria” di persone vale meno di un’altra.
Ruby va a scuola, Anne adesso è una scuola: la nostra.
Serve altro per spiegare “MEMORIA”?
…Sì, serve una parola-chiave, che ci aiuti a non distrarci e a non farci cadere quando “inciampiamo”.
Elisa Puricelli Guerra ci sussurra: speranza.
La speranza è quel filo di fuoco che unisce Anne, Ruby e noi.
Lunedì 14 febbraio 2022
DECIMA TAPPA: CUORI (NON SOLO) DI CARTA…
14 febbraio, festa… di chi? Di che cosa?
E se oggi aprissimo un libro a caso e dalle sue pagine cadesse ai nostri piedi uno strano biglietto con uno strano saluto rivolto a non-si-sa-chi (magari proprio a noi…)?
Qualcosa come:
Ciao, chiunque tu sia! Ti avviso che questo non è un messaggio misterioso scritto in codice, è un’offerta di amicizia. Oggi la biblioteca è così vuota che mi sembra di sentire l’eco quando volto le pagine del libro di matematica… chissà dove se ne sono andati tutti. Sto cercando di risolvere un problema difficilissimo, ma non ci riesco, così ho strappato un foglio a quadretti dal quaderno e ti ho scritto. È un esperimento. Vediamo se funziona.
Un’offerta di amicizia? Tra le pagine di un libro? Un esperimento?
Quante volte abbiamo sentito l’eco dei nostri gesti dentro stanze vuote?
Quante volte, invece, ci siamo sentiti soli in ambienti pieni e affollati?
Quante volte, in mezzo a tante persone, ci siamo chiesti: “Dove sono finiti tutti? Dove mi trovo io? Chi può aiutarmi a risolvere questo problema difficilissimo”?
E quante volte abbiamo pensato di non farcela?
Forse è per questo che Una (alias Felicediconoscerti) decide un giorno di lasciare quel “messaggio nella bottiglia”… però tra le pagine di un libro. Un compagno di scuola, Dan (o Chiunquetusia), lo trova e così i due cominciano a scriversi. In realtà né l’una né l’altro si firmano con i loro veri nomi, bensì con quegli pseudonimi un po’ bizzarri. Non si riconoscono, eppure probabilmente si vedono tutti i giorni, frequentano le stesse aule, gli stessi spazi. Così i due ragazzi, attraverso biglietti nascosti, cercano di scoprirsi e di svelarsi come forse non sarebbero mai riusciti a fare di persona…
È questo l’amore? È questa la forma dell’amicizia?
Con Elisa Puricelli Guerra abbiamo provato a rispondere a una delle domande più importanti del nostro vissuto, una domanda che dà senso alle nostre giornate: che cos’è l’amicizia?
- «L’amico è chi è sempre presente per me».
- «L’amicizia è ciò che mi dà sicurezza».
- «Amico/a è chi mi fa sentire davvero me stesso/a».
- «Con i miei amici posso anche sbagliare, perché loro capiscono e comprendono».
Si può essere amici anche senza vedersi, come Una e Dan.
Il cuore pulsante di tutto è sempre lo stesso: costruire qualcosa, raccontare storie, vivere avventure, persino scrivere messaggi, per combattere e vincere quella paura che spesso ci si annida dentro, in profondità. La paura di essere visti, giudicati, non accettati. Ci nascondiamo (dietro un atteggiamento, una parola o una frase, dietro un silenzio, un libro, uno schermo) per coprire ciò che di noi stessi consideriamo sgradevole… e che invece – se visto e guardato – potrebbe diventare il nostro perno.
14 febbraio… festa dell’amicizia.
Di cuori che sussultano tra le pagine dei nostri giorni.
Proviamo anche noi?
Siamo pronti a lasciare il nostro messaggio nella bottiglia… o nel libro?
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